Dopo un tranquillo e comodo viaggio in treno, una piacevole passeggiata in una bella giornata con cielo azzurro e caldo sole primaverile, eccoci in più di 70 seduti al ristorante Milano per il pranzo conviviale.
Menù: antipasto con affettati misti, insalata russa, olive, casoncelli speck e porcini e risotto con erbe campagnole a volontà, arrosto di vitello con patate, dolce, vino, acqua e caffè.
Alle 14.30 precise visita alla Certosa di Pavia. Un simpatico e colto monaco cistercense ci guida alla scoperta dei tesori custoditi nel transetto e nell’abside posti al di là della bellissima cancellata in ferro battuto e bronzo.
La Certosa di Pavia, voluta e finanziata nel 1396 da Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, per rispettare un voto della sua seconda moglie Caterina Visconti, venne Consacrata cento anni dopo (nel 1497).
La facciata rinascimentale in marmo di Candoglia, costruita quando la chiesa era già ultimata, appare come un grande museo di sculture all’aperto. Iniziata nel 1473 dal Solari, si compone di una zoccolatura inferiore con numerosi medaglioni raffiguranti re e imperatori, una fascia di bassorilievi con storie di santi e apostoli e quattro storie in altorilievo. Bello il Portale realizzato dal Briosco su disegno dell’Amadeo e del Dolcebuono con scene della fondazione della Certosa quali l’ approvazione della Regola, la posa della prima pietra da parte di Gian Galeazzo. Pregevoli le quattro bifore a candelabro scolpite nel 1497. Nel Museo della Certosa sono raccolti i calchi in gesso realizzati a partire dalla seconda metà dell’ottocento che permettono una visione ravvicinata della sculture della facciata.
La chiesa, cappella-mausoleo di famiglia, progettata dai migliori architetti dell’epoca (Bernardo da Venezia, Giovanni Solari, Giovanni Antonio Amadeo, Cristoforo Lombardo) in stile romanico-gotico a tre navate con volte a crociera (come il Duomo di Milano), per motivi di prestigio politico doveva essere maestosa. 81 m. di lunghezza e 61 di larghezza, un luminosissimo tiburio centrale, numerose cappelle laterali con pregevoli pale d’altare (molte visibili nell’annesso Museo) e preziosi affreschi realizzati da Ambrogio da Fossano detto il Bergognone (1490-95): nella conca absidale del transetto destro la Presentazione della Certosa alla Vergine da parte di Gian Galeazzo Visconti e dei figli, a sinistra l’Incoronazione di Maria con Francesco Sforza e Ludovico il Moro oranti.
Nei transetti sono collocati anche i monumenti funebri delle casate dei Visconti e degli Sforza: a destra quello di Gian Galeazzo Visconti con la prima moglie (i bassorilievi ne illustrano la vita), a sinistra quello di Beatrice d’Este e Ludovico il Moro, in marmo bianco di Carrara, realizzato da Cristoforo Solari nel 1497 alla morte di Beatrice.
Nella Sacrestia Vecchia preziosissimo polittico in avorio scolpito nel 1400 da Baldassarre degli Embriachi con storie di 94 Santi. Nel presbiterio affreschi di Daniele Crespi e magnifico coro ligneo con stalli intarsiati commissionati da Ludovico il Moro a Bartolomeo de Polli che, avvalendosi dell’intarsiatore cremonese Pantaleone de Marchi, completò quest’ opera monumentale giusto in tempo per la Consacrazione della Chiesa nel 1497, cento anni dopo la posa della prima pietra.
Il Chiostro Piccolo costruito dal Solari nel 1462 con una bella decorazione in cotto che valorizza e rende ancor più elegante la vista del fianco destro della chiesa e del tiburio. Bello il lavabo in marmo e terracotta collocato vicino al cancello d’ingresso del Chiostro Grande.
Nel Chiostro Grande, armonico e spazioso, si affacciano 24 casette, abitazioni dei monaci Certosini, contrassegnate ciascuna con una lettera dell’alfabeto, composte da un locale lavoro, un locale studio, un locale preghiera e un giardino/orto. “Custodia del silenzio e impegno nella solitudine della cella” sono i doveri principali dei monaci certosini. In osservanza alle “costumanze” la vita dei monaci certosini era dedita alla contemplazione e si svolgeva prevalentemente nelle celle. I pasti, passati attraverso una piccola apertura (il torno), venivano consumati in solitudine. Solo durante le festività i pasti comunitari venivano consumati nel refettorio in religioso silenzio ascoltando un monaco che leggeva testi sacri. La preghiera, parte integrante della vita monastica, riuniva i monaci in chiesa più volte nel corso della giorno e della notte.
Il complesso monastico della Certosa di Pavia è stato gestito dalla comunità monastica dei Certosini sino al 1947. Dal 1968 è affidato ai monaci Cistercensi chiamati anche monaci bianchi perché vestiti con abiti di lana grezza non tinta. L’ordine dei Cistercensi nacque nel 1098 in Francia ed ebbe anche in Italia molti seguaci grazie alla personalità carismatica di Bernardo da Chiaravalle. Animati dalla volontà di ritornare alla fedele osservanza della regola benedettina “ora et labora” rivalutarono il lavoro manuale come mezzo di sussistenza: si dedicarono al lavoro dei campi trasformando terre paludose in fertili appezzamenti, e, applicando nuove tecniche di coltivazioni quali le marcite, seppero ottenere foraggio fresco (carburante per gli animali da traino e per i cavalli da guerra paragonabile oggigiorno alla nostra benzina) anche in inverno!
La visita si è conclusa con una puntata al Museo della Certosa, dove sono raccolti i calchi in gesso che permettono una visione ravvicinata della sculture della facciata e pale d’altare di celebri pittori quali il Bergognone e il Luini, ed una sosta all’erboristeria del convento per acquistare le rinomate tisane dei Monaci
Per ulteriori informazioni potete visitare il sito ufficiale della Certosa di Pavia da cui abbiamo recuperato alcune immagini dell’interno della cattedrale e del museo.
Ultimo agg.: 08 Feb 2021