GELSO BIANCO (Morus alba o Morus bombycis )Sinonimi: Gelso comune, Moro bianco – Provenienza: Cina settentrionale e della Corea – Famiglia: Moraceae Esemplari a Bollate: Scuola Marco Polo, Scuola Iqbal Masih, Giardino dei Giusti, Parco Camilleri, Piazza Solferino |
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Albero longevo (anche più di 200 anni) imponente alto fino a 18 metri a rapido accrescimento con grossi rami irregolari e chioma densa globosa. La corteccia di colore giallo-grigiastra, con toni più o meno aranciati nelle giovani piante diviene marrone-brunastro scura, profondamente solcata con scaglie allungate nelle piante più vecchie. Nel “frutteto” del parco Camilleri di via Pace a Cassina Nuova a dicembre 2019 sono stati messi a dimora 6 Gelsi (neri e bianchi). Foglie: caduche, alterne, con picciolo scanalato di 20-30 mm. Lamina fogliare, morbida, con forma variabile, in genere cuoriforme da ovata ad arrotondata, di 5-8 cm di larghezza e 7-10 cm di lunghezza, debolmente cordata, lucida e senza peli su entrambe le facce, di colore verde più intenso nella parte superiore, più chiara quella inferiore. Il margine delle foglie è regolarmente dentato. Le foglie dei polloni possono presentarsi anche lobate (da 3 a 5 lobi), asimmetriche. (Le foglie ![]() Fiori ![]() Frutti: ![]() Il legno del Gelso è duro, compatto, resistente, robusto, ottimo come combustibile e per piccoli lavori d’intarsio. |
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GELSO NERO (Morus nigra)Sinonimi: Gelso, Moro – Provenienza: Asia Minore e Persia – Famiglia: Moraceae Esemplari a Bollate: Parco Camilleri |
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Il nome Morus nigra allude al colore dei frutti. ![]() Foglie: Fiori: come nel gelso bianco sono monosessuali: gli amenti maschili sono cilindrici lunghi 2-4 cm, con breve peduncolo, i femminili globosi, lunghi 1-2 cm. Frutti: Utilizzo/Particolarità : viene utilizzato soprattutto a scopo ornamentale e come albero da frutta per produrre marmellate e sciroppi lievemente astringenti. |
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FICO COMUNE (Ficus carica )Sinonimi: — Provenienza: Palestina, Egitto poi Mediterraneo Famiglia: Moraceae Esemplari a Bollate: Parco Expo 2015 |
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Originario dell’Asia occidentale venne introdotto nell’area mediterranea molti secoli or sono; vive bene al sud d’Italia dove resiste bene alla siccità ma teme gli inverni freddi. Arbusto o albero con chioma espansa e irregolare, tronco robusto con rami però deboli, può raggiungere gli 8 metri di altezza e vivere anche più di 100 anni. La corteccia è poco spessa, grigia, liscia.Foglie: alterne dotate di lungo picciolo sono caduche, semplici con lamina larga (10-20 cm) con tre-cinque lobi ottusi, rugose, feltrose, di colore verde nella pagina superiore, grigiastre nella pagina inferiore, margine più o meno dentato.Fiori e frutti: ci sono esemplari definiti come piante maschio e piante femmina: la pianta maschio, o caprifico, produce il polline con frutti non commestibili, la pianta femmina o fico vero produce frutti commestibili. Il fico domestico presenta solo fiori femminili e produce due tipi di frutti: – fioroni o fichi primaticci che si formano in autunno, maturano nella tarda primavera dell’anno successivo e presentano fiori femminili sterili; – fichi veri che si formano in primavera, maturano a fine estate dello stesso anno e portano fiori femminili fertili o sterili a seconda della varietà.La fecondazione è assicurata dall’imenottero Blastophaga psenes, una microscopica vespa grande come un moscerino che depone le sue uova nelle infiorescenze: i nuovi piccoli insetti nati nell’infiorescenza impollinano i fiori della successiva fioritura. Anche se gli alberi di caprifico non sono nei pressi, questi sono spesso in terreni incolti ed abbandonati, la microscopica vespa può giungere, aiutata dal vento, anche a diversi chilometri di distanza. In questo modo si realizza una simbiosi specie-specifica: da un lato l’insetto sopravvive solo nei frutti del caprifico, e dall’altro la pianta di fico non ha alcuna possibilità di far semi senza l’insetto.Il frutto edule delle piante femmine è il siconio, una infruttescenza carnosa ricca di zuccheri, di forma variabile da sferico appiattita a piriforme-allungata, di colore variabile dal bianco -verdastro al nero-violetto, cava al suo interno per accogliere i piccolissimi fiori unisessuali, con una piccola apertura apicale, detta ostiolo, che consente l’entrata degli imenotteri pronubi. I veri frutti, che si sviluppano all’interno dell’infiorescenza (che diventa perciò un’infruttescenza), sono i numerosissimi piccoli acheni. La polpa che circonda i piccoli acheni è succulenta e dolce e costituisce la parte edibile.Particolarità : Oggi esistono cultivar in grado di autoimpollinarsi o di produrre frutti edibili per l’uomo senza necessità di fecondazione (maturazione “partenocarpica”): in questo caso i frutti hanno ugualmente i granellini porta semi ma questa volta sono vuoti. |
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Ultimo agg.: 24 Gen 2023